Sabato 10 febbraio 2007 - ore 15:00
Venezia - Casa Goldoni
Archivio Poesia Venezia
e Gruppo Poesia Comunità di Mestre
hanno presentato il volume
Santiago/Venezia - Venezia/Santiago
Due Città d’Acqua si incontrano
in Nome della Poesia
e a seguire
Lettura poetica aperta
con fotografie di Mimmo Fabrizi
Intervento musicale "Poetasternote"
di Carlo Zannetti (chitarra e voce)
con Gianni Stefani (sax)
Venezia - Casa Goldoni
Archivio Poesia Venezia
e Gruppo Poesia Comunità di Mestre
hanno presentato il volume
Santiago/Venezia - Venezia/Santiago
Due Città d’Acqua si incontrano
in Nome della Poesia
e a seguire
Lettura poetica aperta
con fotografie di Mimmo Fabrizi
Intervento musicale "Poetasternote"
di Carlo Zannetti (chitarra e voce)
con Gianni Stefani (sax)
Una lettura poetica sul tema della luce: è stata così presentata a Venezia il 10 febbraio scorso, facendo parlare in primo luogo la poesia, la raccolta poetica
“Santiago/Venezia-Venezia/Santiago - Due città d’acqua si incontrano in nome della poesia”.
Durante l’incontro, coordinato da Luciano Dall’Acqua e aperto da una nota introduttiva del poeta Gian Luigi Nespoli, e al quale è stata presente la promotrice della poesia di Santiago Ada Galano, sono state lette in italiano e spagnolo le poesie della raccolta ispirate al tema della luce e con proiezioni d'immagini di Cuba e Venezia.
A seguire, i poeti che hanno elaborato opere sul tema della luce sono stati invitati a presentarle in una lettura poetica aperta [cui ha partecipato, come singolo autore, anche Ulisse Fiolo].
La raccolta, curata da Antonella Barina per Edizione dell’Autrice, contiene le poesie lette a Venezia e Santiago di Cuba nel corso dell’interscambio poetico 2006.
A seguire, i poeti che hanno elaborato opere sul tema della luce sono stati invitati a presentarle in una lettura poetica aperta [cui ha partecipato, come singolo autore, anche Ulisse Fiolo].
La raccolta, curata da Antonella Barina per Edizione dell’Autrice, contiene le poesie lette a Venezia e Santiago di Cuba nel corso dell’interscambio poetico 2006.
4 commenti:
Nell'amore nessuno può morire.
Ieri, in Casa Goldoni a Venezia, per il gemellaggio poetico Santiago-Venezia cui ho partecipato come autore aggiunto (nella parte finale riservata alla libera lettura), la poetessa cubana Ada Galano (la cui sorella purtroppo non è potuta esser presente, ma ha mandato una lettera di partecipazione letta appunto dal Ada) ha letto una poesia di un autore suo conterraneo, suicidatosi a soli 29 anni (mi pare fosse questa l'età: comunque molto giovane). Ha letto piangendo. E neanche lo conosceva direttamente. Questo l'ha detto in seguito ad alcuni di noi. Dunque: ha letto, piangendo. Non ha solo letto. Non ha solo pianto. Ha voluto comunicare la propria viscerale, umana, profonda, grandissima emozione anche a livello verbale e linguistico: razionalmente. Non ha semplicisticamente rinunciato a una delle due cose, per rifugiarsi esclusivamente nell'altra. Non ha abdicato ai sentimenti, per poter leggere. Non ha neanche interrotto la lettura quando la voce ha iniziato a tremarle di commozione. Questa è la prima straordinaria lezione che io, ma in genere noi italiani bisogna facciamo nostra. Se vogliamo che davvero la poesia sia viva. Sia carne viva. Parola incarnata. Vita. Reale. Concreta. Vivente. E non solo lettera morta. Non solo carta scritta. Voce vuota. Dissociazione psichica. Anima contrapposta al corpo. Letteratura contro esistenza. Sogno opposto alla realtà. Teatrino delle emozioni. Ritualità avulsa dalla quotidianità. E la seconda, ancor più grande e meravigliosa lezione è: che a parlare in ogni poesia non è altro che la semplice vita di un essere umano. Per quanto difficile o semplice sia. Purché autentica. Non c'è altro fine che questo: la singola, insostituibile, imprescindibile, sconfinata e mortale ceatura umana. Corpo e storia. Sangue e psiche. Indissolubili. Amati. Nessuna parola è detta per altro motivo, né in nessun altro modo può esser compresa: se non attraverso la vita tutta. Alla quale rimanda senza scampo. Quelle righe, ogni verso di qualsiasi poesia, non è minimamente comprensibile se non nell'arco della vita di chi l'ha scritto: non è che un puro segnale, un eccezionale richiamo, uno straordinario tramite, un veicolo potentissimo, un semplice mezzo per arrivare alla persona che l'ha scritto nella sua concretezza, realtà, materialità e spiritualità. Insieme. Noi non esistiamo per sentire la poesia, e l'arte in generale. La poesia e l'arte esistono perché ci si possa sentire nella vita. Ciascuno per sé, in proprie e altrui opere/esistenze. E reciprocamente.
Non dico che in Italia la poesia è cosa morta, dico anzi che c'è una grande lezione che possiamo (se vogliamo) imparare: si tratta di far tesoro di qualcosa o meglio qualcuno, senza presuppurre di essere perfetti o quasi. Anzi: con attenzione e sensibilità al crescere. Insieme, naturalmente. Non contro altri Paesi. Non si tratta di competizione, ma di mutuo scambio. Per me sempre proficuo. Sempre, e in ogni caso. Chiaro questo, è lecita una domanda: quanti poeti italiani (anche non troppo noti) si son mai visti non soltanto emozionarsi (non un moto passeggero) ma anzi proprio commuoversi (nel cuore dell'affettività) leggendo una poesia (in casi simili a quello cui ho assistito)? Io mai nessuno. E azzardo previsioni: neanche voi, mai, neanche uno (o rarissimi se v'è andata proprio bene). Proseguendo: io non credo solo (pensiero), ma anzi sperimento nei fatti (realtà) che la poesia (non i singoli testi: tutto il FARE/POESIA) si vivono (parola esatta!) in modi anche molto diversi in vari luoghi del mondo: non fosse altro che per la storia delle lingue in sé e per la natura dei luoghi stessi (altrimenti ci sarebbe un unico modo di far poesia ovunque, come del resto il pensiero/esistenza unica sembra determinar via via oggi...). In ogni caso, non è importante il "sublime", qanto proprio l'umano (che è, anche, miserabile). Infine: la poesia NON ESISTE senza lettore, è anzi occasione di incontro e relazione (fosse anche solo tra parti diverse di sé, in seno al proprio autore!). Quindi la poesia prende, assolutamente sì, dei sensi diversissimi secondo di chi la legge; e anzi proprio su questo si fonda la sua universalità: in questl'assoluta personalizzazione della relazione che attraverso di essa s'instaura. Perché leggere un testo non è una faccenda verbale: è entrare nella vita di qualcun altro e far entrare qualcun altro nella propria, di vita. E' essere disposti a questa reciproca trasformazione. Il grande maestro della poesia italiana, il solighese Andrea Zanzotto dice che la poesia è una lettera inviata a se stessi, che però prima d'arrivar al destinatario/mittente deve far il giro del mondo (dell'infinito)... Allora sì: la poesia cambia (anche, ma non solo, in "passionalità") conforme da dove arriva chi la legge: e non si tratta solo di luoghi e percorsi fisici, ma anche forse soprattutto metafisici - spirituali: i luoghi dell'anima, le storie e vicende personali: tutta la vita di chi legge si confronta con tutta la vita di chi scrive un testo. Tutta la vita, di tutti, si ridefinisce in pochi versi. Questo è poesia. Questo fa il poeta.
"Perché la mia vita medesima è una commedia" - citazione del Goldoni, intravvedibile anche nella foto...
Dico io, ma perché mai, prima di tutto, dovremmo vergognarci di manifestare apertamente le nostre emozioni e quindi costringerci a nasconderle, se non proprio a reprimerle!?! Come ci ha inculcato per 2000 anni l'Impero Cattolico! Trasformatosi via via in mito/rito e potere del Mercato Globale... E non è forse questo, il poeta: uno che, prima ancora di scriverli, i sentimenti comuni, anche li prova! Ne prova anche altri: e li guarda, e li racconta/esterna. E se non lo fanno i poeti, oggi, chi mai può farlo (forse i reality-fiction)?!! Credete si possa fare rivoluzione con la poesia, la musica e l'arte? Io sì, perché sbaragliano i dogmi impliciti nella mente comune e nella società, e via via scardinando pure quelli palesi.
----- Original Message -----
From: "ada galano"
To: "UlisseFiolo"
Sent: Wednesday, February 21, 2007 11:23 PM
Subject: nell'amore nessuno puo morire
Grazie per le meravigliose parole que hay escrito per me, anche te me hai fatto piangere, ma lacrime di gioia, d'emozioni, le tue parole sono arrivate al mio cuore come rafiche cariche d'incitamento a continuare a dare il meglio di me in ogni cosa.
Non ho parola per dirte tutto quello che mi hai dato, le cose dietro ogni parola scritta, sono rimasta senza parole ante la magnitu delle tue.
Sai ho visuto la nostalgia ella solitudine del immigrante e questo mi ha aiutato a cercare de capire ed'arrivare alla profundita, alla verita che nasconde ogni uno nell profondo del anima, tante volte mi vedo riflezza nella vita de tanti altri.
Cuando ho letto quella poesia ho capito subito che era un addio triste, profondo e disperato, anchio ogni volta che riparto per la Italia e abracio y mie penso dentro di me: sara questa l'ultima volta, non perche parto per un suicidio fisico, ma si mentale perche la lontananza e' crudele, la nostalgia e' la piu crudele delle bestie, noi immigrante viviamo cotidianamente questa pazzia.
Volevo dirti anche che i bambini cubani hanno avuto grandi insegnati ed'io sono stata bambina tanto tempo fa...... il grande Jose Marti ci ha lasciato una cosa meravigliosa e cominciamo presto a conoscere nelle sue opere l' amore, l'altruismo, il rispeto, i valori, e tante altre cose che stanno scomparendo dei dizzionari e inciclopedie in questo tempo d'internet e telefonini, dove il contacto fisico spirituale e di comunicazioni divenne quasi un privilegio di pochi miracolati.....
Grazie di nuovo spero incontrarte ancora e scambiare poesia, amicizia, sensibilita e sentimenti...
Sono cua e aspetto te.
un abracio poetico, caribeño e mediterraneo.
Ada
p.d: Saluti anche di Santiago da mia sorella, anche lei a letto la tua lettera, adesso e' un po pressa col lavoro ma ha promesso di scrivire.
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